
Reiki Ryoho
Anche se molti concetti filosofici e spirituali attribuibili al Reiki non sono esattamente legati ad una cultura precisa, ma sono piuttosto riconducibili a diverse correnti sviluppatosi nel corso dei secoli, quello che è arrivato a noi e che oggi conosciamo, si è sviluppato nel periodo definito del Seishin Ryoho, la cui germinazione risale alla seconda metà del 1800 in Giappone.
Questo periodo è caratterizzato dal forte interesse verso pratiche ipnotiche, tecniche di respirazione, diverse correnti religiose, e soprattutto nel periodo di massima fioritura, su percorsi di crescita personale e sul coltivare se stessi per raggiungere la guarigione.
Non è raro l’utilizzo del termine Reiki, ben prima che Usui fondasse il suo metodo.
Kawakami Mataji crea uno stile di guarigione chiamato Reiki Ryoho nel 1914
Autore di terapia Reiki e i suoi effetti (Reiki Ryoho to sono koko, 1919)
Tamari Kizo (1856 – 1931)
Una delle persone più influenti nell’utilizzo della parola Reiki legata al concetto di “guarigione”.
Altri metodi di “cura” basati sul Reiki erano:
Reikan Tonetsu Ryoho di Reikaku Ishinuki,
Senshinryu Reiki Ryoho di Kogetsu Matsubara
Seido Reishojutsu di Reisen Oyama
Solo nel 1922 Usui Mikao fonda lo Shin Shin Kaizen Usui Reiki Ryoho (metodo Reiki di Usui per migliorare mente e corpo), unendo sapientemente tecniche e correnti filosofiche presenti in quel periodo.
Il primo Shin si riferisce al Kokoro (mente), il secondo Shin al corpo. Guarisci la tua mente per guarire il tuo corpo. Inizialmente il reiki si praticava con una mano sola, solitamente si utilizzava la destra, ma alcuni utilizzavano la sinistra. A differenza di quanto si pensa ai tempi d’oggi l’utilizzo di due mani non comporta un aumento dell’energia ma al contrario comporta una dispersione. Infatti, il kokoro della persona, è soltanto uno, quindi utilizzando due mani, non viene concentrato, ma piuttosto viene diviso. Quindi, a meno che non ci fossero circostanze particolari, veniva sempre usata una mano sola. Ad esempio, si usava mettere la singola mano sulla fronte della persona, per trasmettere pensieri positivi.
Il suo metodo comprendeva:
- Il Reiju (Iniziazione)
- Metodi di meditazione focalizzati sul basso ventre e sulle mani.
- I 5 principi (GoKai) e poesie dell’imperatore (Gyosei) per correggere cuore
e mente (Kokoro). - Tecniche di “guarigione” fisica e mentale.
- Tecniche di gruppo chiamate Reiki mawashi.
- Diagnosi bio-energetiche, scansioni chiamate (Byosen o Byokan)
- Utilizzo dell’energia tramite gli occhi, respiro, strofinamento,
picchettamento. - Uso dei simboli per aumentare la concentrazione, correggere il kokoro ed
effettuare trattamenti a distanza.
Ai tempi di Usui. I termini più utilizzati erano sostanzialmente due, Reijutsu e Seishin Ryoho.
Rei = spirito, spirituale, straordinario
Jutsu = tecnica.
Reijutsu = tecnica spirituale, tecnica straordinaria
Comprendeva la meditazione, tecniche di guarigione, ma anche la canalizzazione, comunicazioni spiritiche, e sviluppo di capacità psichiche;
Seishin Ryoho = terapia psico-spirituale
Seishin che può essere tradotto come psiche, ma riguardare la mente e l’anima.
Oggi il termine Seishin Ryoho viene accostato alla psicoterapia.
Nel Giappone pre-guerra, vengono descritte a riguardo, tecniche di respirazione, affermazioni positive per “guarire” il corpo attraverso la guarigione del kokoro (cuore-mente) e dello spirito (Seishin, Shinrei, Reikon).
Sia la parola Rei che Seishin possono quindi includere ma al tempo stesso trascendere il termine spirituale. Rei, infatti, può significare anche miracoloso, straordinario, qualcosa di mai visto.
Ad esempio, Reiyaku, dove yaku significa medicina, assume il significato di medicina miracolosa, ma può essere anche sinonimo di aspirina.
Anche Reiki può essere quindi tradotto in diversi modi, come
Ki dello spirito;
Ki miracoloso;
Ki straordinario;
Se da un lato le influenze subite da Usui nello sviluppo del Reiki Ryoho possono essere ricondotte al tardo periodo del Seishin Ryoho (1921-1930), dove ci si concentra sul coltivare e migliorare sé stessi per raggiungere la guarigione, l’aspetto più cerimoniale, esoterico della disciplina, è riconducibile alla Mikkyo
(Buddismo esoterico) e allo Shugendo (Ordine religioso di asceti).
Per l’uso dei simboli, si è probabilmente ispirato a forme di magia influenzate dal buddhismo esoterico, in particolar modo alla pratica del Kaji Kito.
Per Kaji Kito si intende, preghiera di potenziamento. Nel Kaji, il praticante incorpora la divinità dentro di sé, come ad esempio il Buddha. E “diventando” lui stesso il Buddha porta il suo potere nel mondo terreno.
Ka = Dono di Buddha
Ji = il praticante che riceve e trattiene (come il riflesso della luna sullo specchio d’acqua)
Il kaji Kito, prevede l’uso di mantra. (parole sacre), Mudra (gesti sacri) e mandala (immagini sacre).
Attraverso i mantra, mudra e mandala è come se diventassimo noi stessi il Buddha o la deità ad essi legata.
Il termine Kaji Kito proviene dal sanscrito, e nel sanscrito diverse sillabe rappresentano diversi Buddha.
Il simbolo Kiriku (hirih)
Rappresenta sia Amida Buddha che Senju Kannon.
Amida Buddha: il Buddah della luce e vita eterna;
Senju Kannon: Con le sue numerose braccia ti guida verso l’illuminazione. Entrambe piene di amore per l’umanità.
Molto probabilmente il secondo simbolo Reiki conosciuto come SeiHeiki, usato per i trattamenti “mentali”, nasce proprio da Kiriku.
È possibile che Usui abbia imparato questa pratica attraverso lo Shugendo, religione di asceti, che si riunivano sulla montagna per la meditazione. Il Monte Kurama sembra essere stato molto legato alla pratica dello Shugendo ed è possibile che Usui ne sia stato influenzato.
Nel Kaji Kito è presente anche una forma di trattamento a distanza. Anche oggi infatti, maestri spirituali propongono il Kaji Kito (preghiera di potenziamento) a distanza, chiamato Enkaku Kaji Kito, che prevede proprio l’uso di simboli, mantra e mandala. Presente anche nel Reiki, è chiamato Enkaku Chiryo
Anche il Reiju (iniziazione) sembra avere molti collegamenti con la Mikkio. E più precisamente con il Kanjo, rituale piuttosto simile. Durante il Kanjo, infatti, lo studente si siede con le mani giunte in preghiera, ed il maestro gli trasmette la luce del Buddha, per simboleggiare la connessione con l’universo.
“Io sono l’universo e l’universo è me”.
Le poesie dell’imperatore Meiji
Recitare le poesie dell’imperatore Meiji era molto diffuso nel Giappone preguerra. Le poesie waka chiamate Gyosei erano una forma di coltivazione spirituale e parte importante anche della pratica nella Ryoho Gakkai, era u modo per connettersi con l’imperatore, il suo kokoro.
“Il nostro kokoro personale si connette con quello dell’imperatore”.
Anche in questo tipo di pratica c’è un richiamo alla connessione col Buddha. Tu diventi Buddha e porti la guarigione alle altre persone. Questo perché l’imperatore veniva considerato come un essere di grande levatura spirituale. Non si sa dove effettivamente Usui possa aver appreso questa pratica. Ma si pensa possa aver studiato gli scritti di Mitsui Koshi (Fascista dell’epoca e grande estimatore dell’imperatore). La stessa Gakkai pubblicò nel manuale le poesie dell’imperatore nel 1925.
Un ruolo fondamentale nello sviluppo del metodo è da attribuire alla presenza di Eguchi e più avanti di Hayashi, che sotto l’attenta osservazione di Usui hanno appunto sviluppato tale metodo, non più limitato alla sola crescita personale, ma anche strutturato per l’utilizzo sugli altri a scopo terapeutico.
Eguchi, infatti, amico intimo di Usui, praticava già un suo metodo di lavoro sull’energia attraverso l’imposizione delle mani; Hayashi arrivato in seguito, era un comandante della marina in pensione, nonché medico alla ricerca di tecniche di intervento su soldati feriti.
Se il Reiki è arrivato fino a noi, lo dobbiamo in parte proprio ad Haiyashi. Dopo la morte di Usui nel 1926, sia Eguchi che Hayashi, proseguirono nell’insegnamento di quello che veniva definito Usui Do (la via di Usui), finché Hayashi fonda un centro di ricerca basato sul Reiki chiamato Hayashi Reiki Kenkyukai, nel 1932.
Questo può essere definito come, un evento cruciale, infatti è proprio in quel centro che Hawayo Takata si è diretta, alla ricerca di un metodo di guarigione naturale per la sua malattia, ed è proprio sotto la guida di Haysahi che una volta guarita studia Reiki raggiungendo il grado di insegnante.
Tra gli allievi più importanti di Haiyashi abbiamo, Mrs. Yamaguchi, fondatrice del metodo Jikiden Reiki, ad oggi insegnato anche in Italia; Hawayo Takata fondatrice dell’Usui Shiky Ryoho e alla quale dobbiamo la diffusione del Reiki in Occidente.
Grazie a lei e successivamente a sua nipote Phillis Furumoto, la disciplina del Reiki giunge fino a noi seppur con enormi compromessi contenutistici da un punto di vista tecnico e filosofico/spirituale. Considerando il periodo storico, infatti, Takata si rese conto che il Reiki così come lo aveva imparato, non era adatto ad una società occidentale, una società in piena evoluzione e con ritmi sempre più frenetici. Era consapevole che il Reiki nella sua essenza più pura, richiedeva anni di pratica, e nessuno a quei tempi sarebbe stato più disposto ad un tale sacrificio.
Dobbiamo anche considerare che la diffusione in occidente, nei primi anni si concentrò nel territorio americano, e in un periodo storico caratterizzato dal conflitto mondiale. C’era ovviamente dell’ostilità, fra i due paesi ed anche questo avrebbe in qualche modo fatto da deterrente alla diffusione della disciplina.
Per questi motivi, Takata, decise di semplificare enormemente la disciplina e di stravolgere anche la figura di Usui, adattandola ad un immagine più cristiana e quindi legata alla corrente religiosa più diffusa in quel periodo. Questi però, erano anche gli anni dell’avvento della New age, e di pratiche come lo Yoga. Questo diede la possibilità di rendere il Reiki commercialmente più appetibile, tant’è che Takata eliminò del tutto gli elementi base del Reiki legati alla MTC e gli elementi filosofici fondanti, ed introdusse elementi legati alla cultura vedica.
Fu così, che nacque lo Shiki Ryoho che per anni ha rappresentato l’unica grande verità del mondo Reiki. A questa diffusione purtroppo, è seguita una degenerazione a livello qualitativo dei corsi e di conseguenza di operatori e master. L’enorme differenza culturale, legato all’eccessiva semplificazione, hanno portato ad una pressoché errata comprensione della disciplina e come conseguenza un modo erratico e disfunzionale di praticarla.
Soltanto tra la fine degli anni novanta e primi 2000 avremo di nuovo la possibilità, di entrare in contatto con gli insegnamenti più vicini a quelli originali, ma sarebbe più corretto dire ad un contesto tradizionale giapponese. E’ grazie infatti a master e ricercatori come Frank Arjava Petter, HIroshi Doi, Dave KIng ; che ci siamo progressivamente riavvicinati a ciò che la disciplina può realmente offrire.
Purtroppo ad oggi, ancora persistono convinzioni errate e pregiudizi che ne impediscono il pieno sviluppo e sperimentazione, anche se gli studi in ambito psicologico, neuroscientifico, suggeriscono l’enorme potenziale dietro queste discipline, è ancora necessario fare molta strada per sviluppare adeguati protocolli di utilizzo.